Mentre in Europa (e nella nostra Penisola) impazzavano le wunderkammer, qualcosa di diverso stava succedendo sul colle del Campidoglio, a Roma.
Prima ancora che i Barberini saccheggiassero il Colosseo, o che artisti come Raffaello si calassero nelle profondità della città alla ricerca di oggetti curiosi o di ispirazione, Papa Sisto IV nel 1471 volle donare ai cittadini di Roma, come “atto di carità”, una collezione di marmi e di bronzi salvati dalle spoliazioni dei barbari e dalla distruzione per farne armi. Fra queste opere c’era anche la celebre Lupa, poi divenuta simbolo della città.
Non contento, nel giro di un paio d’anni Sisto IV commissionò il restauro della statua equestre di Marco Aurelio, che oggi dei Musei Capitolini è forse il pezzo più importante (una copia della statua è nella piazza antistante il Palazzo dei Conservatori). Proprio queste opere costituiscono il nucleo iniziale dei Musei Capitolini, poi arricchitosi con altri capolavori donati dai papi che si avvicendarono successivamente e che non volevano in Vaticano delle opere “pagane”.
La discussione sul museo più antico al mondo
Se volessimo cercare in questo momento il museo aperto da più tempo sul pianeta, difficilmente troveremmo i Musei Capitolini al primo posto di una ideale classifica. Questo perché nella top ten tendono a primeggiare l’Ashmolean Museum di Oxford, la cui prima collezione risale al 1677, insieme alle Royal Armories londinesi (del 1660, ma spezzettate per andare a costituire musei a Portsmouth e Leeds, tra gli altri). Questioni di punti di vista.
Così è anche per i Musei Capitolini: anche se la donazione di Papa Sisto IV risale al XV secolo, solo nel 1734 questi vengono effettivamente aperti al pubblico, anche quello non abbiente. Nel corso dei secoli il corpus delle opere esposte si è arricchito notevolmente: non solo di lavori risalenti al Barocco o al Neoclassicismo, ma anche di manufatti reperiti con i grandi sbancamenti post-unitari, quando la Roma a pianta (per lo più) medievale dovette velocemente dotarsi di strade larghe e palazzi moderni.
Oggi circa la metà del patrimonio dei Capitolini rimane in magazzino, motivo per il quale un politico come Carlo Calenda ha proposto, provocatoriamente, di allargare a dismisura lo spazio a disposizione della struttura.
Un’idea che non si potrà mettere in pratica, anche se intanto i Capitolini la loro sede distaccata per “allargarsi” la posseggono già: è la Centrale Montemartini, che in un ideale ponte fra antico e moderno ospita statue e mosaici tra i macchinari che potenziavano l’Urbe all’epoca della rivoluzione industriale.